Pallet

Fondamentale per il trasporto e la movimentazione di prodotti e materiali il pallet oggi è standardizzato ed utilizzato in tutto il mondo.
Per approfondire le nozioni su questo strumento molto comune citiamo uno strumento web altrettanto comune e diffuso: wikipedia

Il termine internazionale pallet, in italiano paletta (o più specificamente paletta di carico) e definito in forma colloquiale anche come pedanapancale o bancale, è un’attrezzatura utilizzata per l’appoggio di vari tipi di materiale, destinati ad essere immagazzinati nelle industrie, ad essere movimentati con attrezzature specifiche (carrelli elevatori e transpallet) e trasportati con vari mezzi di trasporto.

Origine del pallet

L’idea del pallet nel campo civile nacque prendendo spunto dall’operato dei militari statunitensi durante la seconda guerra mondiale. Essi scoprirono che l’appoggiare le merci da trasportare in Europa su piattaforme di legno, le rendeva più facilmente movimentabili con attrezzature meccaniche; da qui si è passati, anche nell’uso civile, ad utilizzare delle piattaforme d’appoggio, sopraelevate mediante dei piedini alla base e fornite di apposite feritoie per poter essere sollevate (inforcate) con i carrelli elevatori.

 

Sviluppo

Ben presto ci si accorse che l’utilizzo di una base d’appoggio sopraelevata consentiva, oltre che un notevole risparmio di tempo nei trasferimenti di grandi quantità di merci da un punto all’altro (che fosse in ambito interno all’azienda o che fosse a livello di trasferimenti intercontinentali), anche un isolamento dei materiali dal fondo sottostante, con riduzione dei danni causati ad esempio dalla presenza di una superficie bagnata.

Un ulteriore passo fu quello di utilizzare materiali diversi nella sua costruzione, dal legno iniziale (ancor oggi il materiale maggiormente utilizzato), si passò alla costruzione di pallet in plastica, metallo e truciolare di legno compresso. Ognuno di questi materiali si rivelava maggiormente adatto ad usi specifici e particolari, il ferro naturalmente più solido ed adatto a carichi di particolare peso, la plastica per necessità diametralmente opposte ed il truciolare di legno per la produzione a minor costo e senza la necessità di riutilizzi.

Il passo successivo, ancor oggi non completato in maniera soddisfacente, fu il tentativo di arrivare ad una standardizzazione dell’attrezzo. Da un inizio in cui le misure del pallet erano lasciate a discrezione totale dei singoli utilizzatori si è passati ben presto ad un inizio di uniformità, arrivando alla situazione odierna in cui il pallet per usi generici ha caratteristiche standard e, a condizione che riporti le regolari omologazioni, è diventato un’attrezzatura scambiabile quasi ovunque, risolvendo il problema del dover riportare al punto di partenza il pallet stesso ogni volta che fosse terminata la sua utilizzazione nel singolo trasporto.

 

Scopi e vantaggi

La sua primaria finalità è velocizzare gli spostamenti in blocco o sfusi di grosse quantità di merce da un posto all’altro, da una regione all’altra, da uno Stato all’altro e, non da ultimo, da un continente all’altro. Altrettanta utilità nel suo uso si ha nell’immagazzinamento delle merci presso le aziende dove, grazie all’utilizzo di apposite scaffalature, consente un migliore utilizzo dello spazio disponibile sfruttando l’altezza dell’immobile industriale.

 

Standard in uso e armonizzazione

Pallet europeo

Specifiche tecniche del pallet EURopeo

In Europa, nel corso degli anni si sono diffuse due misure classiche, da mm 800×1200 definita subito come pallet “EUR” e da mm 1000×1200 gergalmente conosciuta come pallet “Philips”. Entrambe hanno in comune il dato relativo all’altezza da terra e la conformazione della base con la presenza di 9 piedini (da 145 e 100 mm di lato), uniti inferiormente tra loro in gruppi di tre attraverso liste di legno dallo spessore di 22 mm poste nel senso della misura maggiore. Questo tipo di pallet può essere così inforcato da ogni lato e viene definito a quattro vie.

Pallet “EUR” con carico pronto per la movimentazione

I primi esempi di interscambiabilità dell’attrezzatura si ebbero anche grazie alla collaborazione delle più grandi imprese ferroviarie che procedettero all’approvvigionamento di pallet in grande numero, marcandoli con il loro logo sui piedini, accompagnato dalla scritta “EUR” inserita in un ovale. Identico passo venne fatto dalle grandi aziende che lo utilizzarono in parte anche a scopo pubblicitario grazie sempre alla presenza del marchio impresso a fuoco sul legno.

La sempre maggior importanza del pallet nel movimento internazionale delle merci è stato anche per la prima volta preso in considerazione dalle autorità della CEE con l’emanazione, il 9 dicembre 1960, della prima convenzione relativa al trattamento doganale dei pallet; in questa sede si decise per la prima volta che l’attrezzo poteva entrare ed uscire liberamente dagli stati membri senza essere soggetto ad imposta daziaria.

Già in questo primo stadio vennero decise delle caratteristiche minime comuni in fatto di qualità dei materiali utilizzati e l’armonizzazione ha continuato fino ai giorni nostri e fino all’emanazione delle specifiche tecniche, attualmente in uso, che un pallet deve rispettare per potersi fregiare del logo registrato (EPAL-EUR). Nell’ultima revisione regolamentare sono stati tenute in particolare considerazione le tematiche relative all’ecologia e alla sicurezza sanitaria. L’appartenenza del pallet al gruppo più recente ed approvato è garantito dalla presenza, in accoppiata dell’ovale precedente “EUR” e di quello “EPAL”

Il secondo passo è stato quello di armonizzare tra loro i pallet e i mezzi di trasporto destinati a caricarli.

Dopo approfonditi studi, e partendo dal presupposto che nel vecchio continente il trasporto avviene per la maggior parte su gomma, si è giunti alla conclusione che le misure di base migliori in Europa per un pallet generico siano di 800×1200 mm; questo è il formato che consente di utilizzare al meglio la superficie dei mezzi di carico più diffusi, potendo sfruttare automezzi di varie grandezze, dal più piccolo furgone al rimorchio più grande.

La misura 800×1200 ha però l’inconveniente di non essere idonea o di non calzare bene nel container, essendo quest’ultimo di misure interne minori rispetto all’autocarro, pertanto il cosiddetto pallet EUR è molto in difetto e crea problemi logistici nelle spedizioni oceaniche marittime.

Delle misure standard in vigore in Europa si è poi tenuto conto anche nell’ultimo adeguamento delle leggi che regolamentano le misure massime di ingombro degli autoveicoli commerciali; attualmente un semirimorchio standard ha una base di carico di circa 13,6 x 2,5 metri, pertanto la capacità di 34 euro-pallet.

Pallet in plastica, non standard, per merci leggere e delicate.

 

Normative fitosanitarie

Essendo il legno un potenziale veicolo di organismi nocivi al mondo vegetale, la Comunità Europea ha emanato, il 5 maggio 2000, la direttiva n. 2000/29 in cui ha definito dei particolari requisiti richiesti per la circolazione dei pallet tra le varie nazioni. È stato reso obbligatorio un trattamento preventivo, definito come “fumigazione”, mediante l’utilizzo di prodotti chimici a base di bromuro di metile (attualmente in Italia l’uso del bromuro di metile è vietato), o in alternativa il trattamento HT (heat treatment), consistente in un trattamento termico in cui il legno viene trattato in apposite celle dette essiccatoi; i due sistemi sono equivalenti ed entrambi riconosciuti validi ai fini della direttiva ISPM 15 FAO al fine di eliminare i parassiti che possono portare gravi danni alle foreste. Tale trattamento è confermato dalla presenza, sull’attrezzo, di apposita marchiatura.

Ulteriori problemi di standardizzazione

Nonostante l’unificazione a livello europeo delle dimensioni della base del pallet, non si è ancora arrivati a definire una dimensione standard per l’altezza del carico sul pallet stesso, che può essere molto variabile soprattutto per il fatto di non essere limitata. Questa mancanza si riscontra soprattutto in sede di dimensionamento dei magazzini, cioè quando si deve progettare la misura e il posizionamento delle scaffalature per sfruttare al meglio lo spazio utile.

Pallet nel resto del mondo

Negli Stati Uniti la dimensione standard è il 40×48 pollici (equivalente nelle dimensioni circa al 1000×1200 mm europeo).

In Asia (ad esempio, in Giappone) è utilizzata frequentemente la dimensione 1100×1100 mm, cioè di pianta quadrata.

 

Diffusione e varietà

 

Pallet in legno da cm. 120 x 120, per carico di prodotti chimici in fusti.

Si può dire che il pallet sia ormai entrato a far parte a tutti gli effetti della catena della logistica; anche le aziende che, vista la particolarità delle merci da esse prodotte, non sono in grado di utilizzare il pallet generico provvedono ad approvvigionarsi di pallet con caratteristiche specifiche (sia nelle misure che nel materiale di costruzione) per poter completare al meglio l’imballaggio dei propri materiali.

Oggi si possono incontrare pallet di moltissimi tipi, da quelli leggerissimi per il carico di oggetti di plastica a quelli robustissimi per il carico di metalli (in lingotti ad esempio), da quelli di formato dimezzato rispetto allo standard per le piccole spedizioni a quelli lunghissimi per il carico di materiali in barre (profili per mobili ad esempio).

Un valore aggiunto della pallettizzazione delle merci è anche quella che, dopo aver avvolto il contenuto con le pellicole trasparenti in materie plastiche (ormai anch’esse di uso comune), si può ottenere una ulteriore protezione dei materiali contro i danni causati dal movimento dei mezzi di trasporto e dalle intemperie, nonché una maggiore garanzia contro i furti.

Pallet e automazione industriale

Il pallet può essere visto come una interfaccia o “collante” fra produzione e logistica. Dato che la logistica prevede l’utilizzo del pallet, la produzione industriale ha adottato come passaggio tra la linea di produzione e la consegna al cliente, la fase di carico del pallet. Il pallet può essere caricato a mano, ma il peso dei pallet, il peso del prodotto da impilare, l’altezza di impilamento e la successive fasi di movimentazione del pallet comportano sforzi più adatti a macchinari che all’uomo.

 

Carico automatico di una paletta di pane con un robot industriale KUKA in un panificio tedesco

I produttori di automazione industriale hanno sviluppato molte macchine per la “pallettizzazione automatica”, molto diverse fra loro in quanto adatte allo specifico prodotto da movimentare, ma con una serie di funzioni comuni che possono essere riassunte in:

  1. Stoccaggio e movimentazione delle pile di palette vuote
  2. Separazione di una paletta dalla pila (“sfogliatore di pallet”)
  3. Trasporto delle palette vuote o piene, con rulli o catene
  4. Carico della paletta.
  5. Imballaggio della paletta piena, spesso con un “fasciatore” a pellicola
  6. Etichettatura della paletta piena
  7. Stoccaggio e movimentazione delle palette piene.

La fase di carico delle palette è spesso la più complessa, in quanto la disposizione dei pacchi o “fardelli” su una paletta può essere diversa per gli strati pari e dispari, e i pacchi vanno orientati prima del carico. La disposizione dei pacchi per un prodotto specifico diventa un “programma” di pallettizzazione, che l’ufficio tecnico definisce, prodotto per prodotto. Per il carico dei pallet possono essere utilizzati speciali “impilatori a sfilo”, che dispongono uno strato e poi lo depositano sfilando il piano di appoggio oppure robot antropomorfi.

 

Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Pallet